La Pasqua di quest'anno è stata speciale per gli ucraini di tutto il mondo. Molti dei nostri conterranei, costretti a lasciare la patria per sfuggire a bombardamenti e morte, hanno celebrato per la prima volta la risurrezione di Cristo in terra straniera. Gli ucraini, trovandosi in un ambiente diverso dal solito, dove si parla un'altra lingua e c’è un’altra cultura, cercano di trovare centri ucraini che almeno aiutino a superare la nostalgia della Patria e diventino per loro un supporto in un nuovo mondo.
Tali centri per i nostri fedeli in Italia sono le comunità dell'Esarcato Apostolico.
Le 162 comunità della Chiesa greco-cattolica, in particolare durante le celebrazioni pasquali, sono state un luogo dove gli ucraini hanno potuto vivere la gioia della Pasqua nell'atmosfera del nostro rito, delle tradizioni native. Allo stesso tempo, vale la pena sottolineare la diligenza e il sacrificio dei nostri sacerdoti, che spesso hanno percorso centinaia di chilometri durante la Settimana Santa per dare ai fedeli la possibilità di onorare l’icone della Sindone, confessarsi e accostarsi alla Comunione, celebrare la Pasqua e, naturalmente, far benedire cesti pasquali.
Inoltre, durante la guerra, gli ucraini sono venuti in Italia non solo nelle città in cui sono attive le comunità dell'Esarcato Apostolico, ma anche in altre; questo fatto incoraggia la Chiesa a curare non solo le comunità ucraine esistenti, ma anche a crearne di nuove.
La celebrazione della Pasqua in cinque nuove comunità dell'Esarcato Apostolico viene di seguito presentata.
Nella città de L'Aquila, a 95 km da Roma, con una popolazione di 70.000 abitanti, circa 400 persone provenienti dall'Ucraina si sono rifugiate dentro e fuori di essa dall'inizio della guerra e si sono rivolte alla Curia dell'Esarcato per la cura sacerdotale e pastorale. La prima Liturgia per loro è stata celebrata dal Vicario Giudiziale, Rev. Don Anibal Soutus e, a seguire, la Domenica delle Palme e la Pasqua dal Direttore delle Comunicazioni e cappellano della comunità a Rieti, Rev. Don Rostyslav Hadada, che continuerà a prendersi cura di questa nuova comunità.
”Questa Pasqua è diversa per la nostra gente e per ognuno di noi. Siamo tutti lontani dalla nostra terra, probabilmente pensando alla nostra chiesa, alla casa e spesso il dolore tocca l’intimo nei nostri cuori. Celebriamo per la prima volta la Pasqua secondo il nuovo calendario; molti di noi celebrano la Resurrezione circondati da nuove persone. Ma ricordiamoci che nessuno dei nostri limiti, le difficoltà, gli inconvenienti umani devono oscurare la gioia della risurrezione di Cristo, perché questa festa è il trionfo di Cristo sul male e sulla morte, nonché un simbolo della nostra vittoria”, ha affermato don Rostyslav.
A 370 km a ovest di L'Aquila, sulle sponde del Mar Tirreno, in provincia di Livorno, il sacerdote il Rev. Don Yuriy Machalaba, ha fondato un'altra nuova comunità a Cecina. Don Yuriy, che cura gli ucraini a Livorno, ha già visitato questa comunità quattro volte e continuerà a curarla. Per la prima Pasqua in terra italiana ha riunito in chiesa circa 30 persone, di cui 7 bambini.
Viaggiando verso nord lungo la costa tirrenica, a 300 km da Livorno si trova la pittoresca località turistica di Imperia, vicino al confine con la Francia. Anche questa lontana città d'Italia è diventata un'isola di tradizioni pasquali e di preghiere per circa 50 ucraini, grazie al Rev. Don Andriy Mahas, parroco della comunità di Sanremo, nota per il suo festival annuale. ”I fedeli sono stati molto felici per l’inizio della pastorale nella città di Imperia. Alcuni hanno detto che durante 20 anni in Italia, per la prima volta hanno potuto partecipare alle funzioni pasquali e sentirsi come in Ucraina, pregando nella loro lingua madre. Abbiamo anche avuto la buona opportunità di condividere tutti i doni con i nostri rifugiati per dare loro un pezzo del nostro calore“, ha affermato don Andriy.
Vicino a Milano, nella città di Novara, dove è stata fondata la prima parrocchia dell'Esarcato Apostolico, cura la pastorale l’Economo dell’Esarcato, il Rev. Don Yuriy Ivanyuta. Oltre alle sue responsabilità nell’ambito economico della Chiesa, don Yuriy, insieme al suo vice-parroco, il Rev. Don Vasyl Filyak, cura 7 comunità ucraine. Due di esse, nelle città di Domodossola e Verbania, sono state fondate di recente; quest'anno gli ucraini hanno celebrato lì per la prima volta la Pasqua in lingua ucraina. ”Dall'inizio della guerra sono giunti presso di noi circa 4.000 profughi, bisognosi di un sacerdote e di una pastorale. Questa per noi è una sfida e, nonostante il grande carico di lavoro, cerchiamo di rispondere ad essa”, afferma don Yuriy, riconoscendo con gioia che a Domodossola i fedeli sono già riusciti ad organizzare un bel coro.
Siamo grati ai nostri fedeli per voler amare Dio, apprezzare la loro Chiesa, cercare sostegno spirituale ovunque si trovino e voler pregare nella loro lingua madre. Ringraziamo anche i nostri sacerdoti per aver sostenuto spiritualmente gli ucraini, specialmente durante questo difficile periodo di guerra, condividendo con loro la fede e la speranza nella vittoria del nostro popolo in questa lotta contro il male.
Ufficio per le Comunicazioni dell’Esarcato Apostolico