Più di 500 ucraini hanno partecipato al pellegrinaggio da San Padre Pio a San Giovanni Rotondo

Oggi l'Ucraina adempie in una certa misura alla missione dell’ "Agnello di Dio" in questa guerra. Tutti i peccati del mondo ricadono sull'Ucraina. Il mondo intero ha paura dell'escalation della guerra, ha paura del pericolo di uso delle armi nucleari e distruzione di tutto il mondo. Il mondo dà gli aiuti umanitari, dà armi all'Ucraina, che però deve difendersi da sola. L’Ucraina soffre in nome del mondo intero”. Lo ha detto Sua Ecc.za il Vescovo Dionisio Lachovicz alla Divina Liturgia durante il pellegrinaggio dei fedeli dell'Esarcato Apostolico a San Padre Pio in San Giovanni Rotondo, tenutasi domenica 5 marzo 2023.

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Il pellegrinaggio è stato organizzato dai Sacerdoti del Distretto Pastorale di Napoli, guidati dal Protopresbitero Don Ihor Stus. Hanno partecipato più di 500 fedeli giunti dalle comunità ucraine del sud e centro Italia: Pompei, Napoli, Foggia, Benevento, Salerno, Avellino, Rieti, L'Aquila, Ceccano, Formia, Latina, Crotone, Ischia, Caserta, Aversa, Capua, Santa Maria Capua Vetere e altre.

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All'inizio del pellegrinaggio, i fedeli hanno avuto la possibilità di pregare in privato presso le reliquie di San Padre Pio, nella cripta del Santuario di Santa Maria delle Grazie, che dal 2013 sono esposte in un sarcofago di vetro per la pubblica venerazione dei fedeli. I pellegrini hanno preso parte alla Via Crucis, le cui riflessioni sono state scritte dalla moglie di un sacerdote della città di Pavia, la signora Maryna Tovt. La particolarità di questa Via Crucis è stata che in ogni stazione venivano presentate riflessioni sulla sofferenza dell'Ucraina a causa dell'aggressione russa, osservando la tragedia della guerra attraverso il prisma delle sofferenze di Gesù Cristo.

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Al termine della Via Crucis, si è rivolto ai fedeli il Protosincello dell'Esarcato Apostolico, Rev. P. Teodosio R. Hren, OSBM, con queste parole: "Giudizio ingiusto, flagellazione, percorso di sofferenza, cadute, crocifissione e morte. È così che possono essere caratterizzati brevemente gli ultimi eventi della vita del nostro Salvatore. Percorrendo questa Via Crucis ci siamo interrogati e abbiamo fatto una sorta di paragone. Il nostro paese, il nostro popolo, molti dei nostri parenti e amici sentono qualcosa di simile nelle loro vite: tradimento, ingiustizia, molti fallimenti, il dolore della crocifissione dell'Ucraina con i missili russi. Quanti morti, quanto dolore..."

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Il Padre Protosincello ha osservato che "proprio come ora siamo saliti sulla montagna", così "Gesù Cristo fu portato sulla montagna del Golgota, dove fu inchiodato alla croce". Tuttavia, "dopo tutta la sofferenza, dopo la morte c'è un'altra fase: la risurrezione. Inoltre, la nostra gente, vivendo tutte queste difficoltà, quando siamo oppressi dalle croci, non dovrebbe permettere al nemico, il diavolo, di sradicare la cosa più preziosa dai nostri cuori: la speranza, la fede nella risurrezione. Pertanto, la nostra preghiera non passi oltre le orecchie del Signore, che conceda davvero al nostro paese la pace tanto desiderata, che acceleri questo momento tanto atteso", così ha concluso il sacerdote.

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La parte centrale del pellegrinaggio è stata la Divina Liturgia, celebrata nel Santuario di Santa Maria delle Grazie dal Vescovo Dionisio. Hanno concelebrato P. Teodosio R. Hren, OSBM, don Ihor Stus e 12 sacerdoti, arrivati con le loro comunità. 

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Nell’omelia l'Esarca Apostolico si è soffermato a spiegare la dimensione teologica del peccato, prendendo come base il brano evangelico della guarigione del paralitico, al quale Cristo perdona i peccati prima della guarigione fisica. 

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Il Vescovo ha richiamato l'attenzione sul fatto che i peccati possono essere divisi in personali, cioè quelli che “paralizzano una persona” e sociali, le cosiddette strutture di peccato che “paralizzano la società”. Ha sottolineato inoltre che è stata la "struttura peccaminosa del tempo che ha ucciso Gesù condannandolo a morte sulla croce", mentre Egli dà un esempio di come uscire da una tale struttura ingiusta. ”Il peccato del mondo è ricaduto con tutto il suo peso su Gesù Cristo, ma Egli non si allontana da quel peccato, non rende male per male, ma insegna ad amare i suoi nemici e a pregare per loro”. Secondo il Vescovo, Gesù ci mostra che il peccato e il male che sperimentiamo, non dobbiamo trasmetterlo agli altri, creando nuove strutture di peccato. ”Il peccato dell'umanità ricade su Cristo, ma da Lui il peccato non si riflette, non va avanti, non crea una struttura peccaminosa, anzi, la supera, spezza la catena dell'odio e della vendetta”.

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Anche a questo siamo chiamati noi: ”Siamo invitati, come Gesù Cristo, ad essere ’agnelli di Dio’ perché il peccato della struttura in noi muoia e non si diffonda. Non possiamo cambiare la struttura peccaminosa del mondo intero, ma possiamo cambiare il nostro ambiente: non rispondere agli insulti, pregare per coloro che ci perseguitano, invece di vendicarti, augurare loro ogni bene”, ha concluso il Vescovo.

Al termine della celebrazione, p. Teodosio ha ringraziato don Ihor Stus e i sacerdoti per aver organizzato questo pellegrinaggio, così come tutti i fedeli per la loro preghiera per la pace in Ucraina. A sua volta, don Ihor, a nome dei sacerdoti del Distretto pastorale, ha espresso la sua gratitudine al Vescovo Dionisio e a p. Teodosio per aver guidato questo evento spirituale, aver rivolto la parola ai fedeli e perché sostengono sempre diverse iniziative pastorali nelle comunità ucraine.

Ufficio per le Comunicazioni dell'Esarcato Apostolico
Foto: Ufficio per le Comunicazioni dell'Esarcato Apostolico, Studio "Amino"