"La Via Crucis di Gesù diventa la via di tutta l'Ucraina" - Mons. Dionisio Lachovicz nella Basilica di Santa Sofia

Domenica 12 marzo, nella Basilica di Santa Sofia a Roma, è stata celebrata una speciale “Via Crucis al suono della guerra”. Rappresentanti del corpo diplomatico, sacerdoti dell'Esarcato Apostolico in Italia, padri dell'Ordine di San Basilio Magno e numerosi fedeli sono venuti ad incrociare il cammino del nostro Salvatore, offrendo la loro preghiera per la pace in Ucraina. La preghiera è stata guidata dall'Esarca Apostolico in Italia, S.E. Dionisio Lachovicz.

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Ogni stazione è stata accompagnata da riflessioni scritte nel 14° giorno di guerra dal monaco redentorista Rev. P. Mykhailo Ivanyak, che a quel tempo era sotto occupazione a Chernihiv. 

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Le preghiere "Padre nostro" e "La Vergine Maria" sono state cantate tra le stazioni in nove lingue: inglese, francese, spagnolo, slovacco, lettone, latino, tedesco, polacco e ucraino. Allo stesso modo, le riflessioni sulle Stazioni sono state lette in più lingue, affinché i rappresentanti presenti dei vari popoli potessero riflettere sulle sofferenze di Cristo e sulle prove che il popolo ucraino sta superando oggi.

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Al termine della Via Crucis, l'Esarca Apostolico ha tenuto un’omelia con parole alquanto significative, ricordando le terribili realtà della guerra in Ucraina.

"Siamo alla fine della Via Crucis tra i clamori della guerra in Ucraina. La Via Crucis di Gesù diventa anche nostra, e in questo momento diventa la Via Crucis di tutta l'Ucraina. Infatti, seguendo san Paolo, integriamo nella nostra carne, nella nostra storia brutale, "quello che ancora manca ai dolori di Cristo per il suo corpo, che è la Chiesa" (Col 1,24). Soprattutto, proprio come Gesù è "l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" (Gv 1,29), così l'Ucraina prende su di sé i peccati del mondo e salva il mondo da una catastrofe apocalittica", ha sottolineato il Vescovo Dionisio.

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Successivamente, l'Esarca ha spiegato il significato di ogni rigo della preghiera che Gesù Cristo ci ha lasciato come modello per rivolgersi al Padre celeste:

"Padre nostro, non lasciarci nella tentazione. Non lasciarci, Padre, nella grande tentazione dell'odio e della vendetta nella tirannia. Preghiamo per renderci conto che siamo figli di Dio! E ci sarà pace... Padre nostro, liberaci dal maligno, dal male, che può essere nei nostri cuori, nei cuori dei trasgressori. Dio ha creato un mondo buono e bello, ma il diavolo è capace di distruggerlo. Oggi è in grado di bruciare tutto ciò che è vivo.

Il maligno ha trasformato l'Ucraina in un grande ospedale, dove ci sono circa 20 milioni di feriti, decine di migliaia di morti, città distrutte; secondo gli ultimi dati, circa 157.000 morti, 234.000 feriti e 17.230 prigionieri, migliaia di vedove, orfani, milioni di rifugiati. Padre nostro, gridiamo con tutte le nostre forze: liberaci dal maligno! Aiutaci perché il maligno non entri nel nostro cuore; in modo che vendetta, punizione, rappresaglia non entrino; in modo che l'odio, il risentimento, il disprezzo, l'inimicizia non entrino. Siamo chiamati ad essere sani, ad avere forza, a guarire le ferite del corpo e dell'anima di tante persone", ha esortato l'Esarca.

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In conclusione, ha espresso la speranza per la vittoria della vita sulla morte:

"Gesù risorto! In Te vince sempre la vita. Abbiamo intrapreso questa Via Crucis e con la Tua forza percorreremo questo cammino di liberazione per il nostro popolo. Accetta nell'eterna gioia della libertà le anime dei nostri eroi, coloro che hanno sacrificato la propria vita, donandola per amore dei fratelli, per amore della Patria. E dona a tutti noi forza, fede e coraggio nel cammino verso la risurrezione, vittoria del bene sul male, luce sulle tenebre, affinché tutti possiamo proclamare: L'amore risorto ha vinto!"

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Dopo la veglia sulla Passione di Cristo, si è tenuta una preghiera commemorativa per le vittime le cui vite sono state tolte da una guerra ingiusta.

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Dopo aver commemorato i defunti ucraini, il rettore della Basilica di Santa Sofia, Rev. Don Marko-Yaroslav Semehen ha ringraziato tutti i presenti: i rappresentanti del corpo diplomatico, il numeroso clero riunito e tutti gli ucraini.

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"Grazie perché oggi siete il popolo, che, con il vostro lavoro, servizio e sostegno, sostenete questo pesante fardello della guerra nel nostro Paese. Il Signore ricompensi generosamente tutti voi e ci dia forza", ha detto don Marko-Yaroslav.

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Alla fine, tutti i presenti hanno potuto stare in piedi in preghiera per la pace nell'Ucraina davanti a un frammento della Croce di Cristo.

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Servizio stampa della Società religiosa "Santa Sofia"