Liguria. Questa notte il presidente della Russia Vladimir Putin ha lanciato un attacco all’Ucraina. Con parole durissime ha esortato le forze di Kiev a consegnare le armi e “andare a casa”, assicurando che i piani di Mosca non includono l’occupazione dell’Ucraina. E lo ha fatto con la motivazione di voler difendere i separatisti nell’est del Paese. L’operazione militare nel Donbass ha coinvolto anche la capitale dell’Ucraina Kiev e ha comportato l’invio di soldati russi a Odessa.
La comunità ucraina ligure è attonita davanti a quanto sta accadendo nel loro Paese. Abbiamo raccolto l’opinione di padre Vitaliy Tarasenko, cappellano della Chiesa Ucraina di Genova, Savona e Chiavari: “Non pensavamo che accadesse. Eravamo pronti, ma non abbiamo creduto che potesse accadere, quando mi hanno avvisato questa mattina io non ci ho creduto, ho chiesto di avere calma e di verificare la notizia. E invece, purtroppo era realtà. La situazione è stata confermata anche dalla dichiarazione del presidente che è iniziata la guerra e siamo in guerra”.
Quella ricevuta stamattina è stata “una notizia dolorosa. Vi posso riportare la testimonianza diretta di mio cognato, che dall’Ucraina mi ha tranquillizzato. Oggi siamo pronti a difendere il nostro paese, siamo più forti e maturi e sappiamo come reagire. Il popolo non è in panico o disorientato come nel 2014, ma sa come reagire”.
E per raccogliere la comunità in preghiera annuncia: “A Savona alle 14.30 nella chiesa del Sacro Cuore ci sarà la preghiera per la pace e un rosario in due lingue, italiano e ucraino, che vedrà la partecipazione di sacerdoti e autorità. Abbiamo invitato il sindaco di Savona che ha manifestato l’intenzione di incontrare la nostra comunità”. Questa sera invece ci sarà un altro momento pubblico per stringersi attorno al popolo ucraino e il sindaco ha organizzato una manifestazione per la pace.
Prosegue padre Tarasenko: “I miei concittadini tramite gruppi Whatsapp si tengono in contatto con i loro parenti e le mamme sono molto preoccupate per i loro figli perché è evidente che dovranno diventare militari. La situazione è quindi molto tesa. Riceviamo molti messaggi di solidarietà, ognuno mi chiede come aiutare, anche tanti italiani vogliono fornire un aiuto concreto. Adesso sentiamo la vicinanza dell’Occidente (a differenza di prese di posizione tiepide del passato) e speriamo che la voce del popolo sia più alta della voce della guerra”.