Presentato il 14 maggio alla basilica di Santa Sofia a Roma, divenuta ormai punto di smistamento per gli aiuti umanitari verso l'Ucraina, il calendario ucraino stampato in una tipografia sotto i bombardamenti, con la luce che andava e veniva e le sirene che suonavano di notte e di giorno. Nelle foto compaiono gli abiti tradizionali del Paese, "che sono stati acquistati direttamente in Ucraina e risalgono alcuni a 100 anni altri a 200 anni fa", ha raccontato Lesia Romaniv, tra gli organizzatori del progetto.
L'intento del calendario, arrivato con cinque mesi di ritardo a causa della guerra, è quello di far conoscere gli usi e i costumi ucraini e infatti ogni mese è corredato da una spiegazione in ucraino, in italiano e in inglese. Ma c'è anche uno scopo benefico: gli introiti delle vendite (ogni calendario costa 10 euro) saranno destinati a chi è rimasto ferito nei combattimenti. Soddisfatto dell'iniziativa don Marco Sehemen, rettore della basilica di Santa Sofia: "Presentare questo progetto per me significa condividere, donare la nostra cultura e farci scoprire a chi lo leggerà".
Sfogliando il calendario si trovano i 'Koliaduvànnya', i canti natalizi con le persone che si recavano nel cortile delle case, svegliando i proprietari e cantando alla sua famiglia inni sul sole, la luna e le stelle. A Pasqua, dopo la Quaresima, c'è poi la benedizione dei rami di salice mentre per Pasqua si dipingono le uova di gallina, in cui ogni segno e colore possiede il suo simbolismo e significato. In occasione della 'Vodinnya kusta', la Pentecoste, c'è l'usanza di decorare case, chiese e cortili con rami di betulla, tiglio e acero ma anche con tutti i tipi di erbe profumate e fiori di campo. Nel calendario è riportata anche l'obžynky, la festa della fine del raccolto del grano. La Vigilia di Natale occupa un posto speciale nel cerchio tradizionale: si preparano dodici piatti, il principale dei quali è la kutia, chicchi di grano o orzo bolliti in acqua con miele, semi di papavero e noci.
Fonte: tg24.sky.it