Il Consiglio è a Roma da ieri, 24 gennaio, e rimarrà fino a domani 26. Oggi pomeriggio i rappresentanti delle varie confessioni parteciperanno ai Vespri a San Paolo fuori le Mura presieduti dal Papa per la chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Ieri la delegazione ha invece incontrato i vertici di alcuni Dicasteri della Curia romana, tra cui il Dicastero per il Dialogo interreligioso e quello della Comunicazione. Questa mattina l’udienza con il Papa nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, evento centrale della visita del Consiglio, di cui fanno parte – tra gli altri - l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e Capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ma anche il vescovo Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli dei latini, presidente della Conferenza episcopale, come pure rappresentanti delle Chiese ortodossa ucraina, apostolica armena e luterana, oltre alle comunità ebraiche e quelle musulmane. È compresa pure la Società biblica, che è interconfessionale.
Esempio di dialogo
Una grande varietà che, per Francesco, è modello di dialogo e di coesistenza pacifica. Il Consiglio pan-ucraino ha portato avanti in questi mesi di guerra iniziative comuni, tra dichiarazioni pubbliche e interventi nei territori in conflitto, già dal 2015. Nei mesi scorsi i membri dell’organismo avevano anche inviato una lettera al Papa. “Considero una grazia di Dio il fatto che tutte queste iniziative le decidete e le portate avanti insieme, come fratelli. Questa è una testimonianza concreta di pace in un Paese che soffre per la guerra”, dice Francesco nel discorso consegnato. “La vostra azione, portata avanti con tenacia e coraggio, prepara efficacemente il domani, un domani di pace, in cui finalmente gli interessi economici e politici che generano la guerra lasceranno il posto al bene comune dei popoli. Ogni giorno prego per questo”, afferma il Pontefice.
“Sono con voi nel difendere i diritti dei fedeli di ogni comunità religiosa, specialmente di quelli che soffrono soprusi e persecuzione”
Ascolto di tutti
Il Papa ha messo da parte il testo preparato non solo perché – come ha detto a braccio – “siamo schiavi della limitazione del tempo”, visto che “alle 9 meno 5 io devo essere lì per incominciare l’udienza generale che non può aspettare”, ma anche perché la sua volontà era di ascoltare ognuno dei presenti. A tutti il Papa ha chiesto infatti di essere “brevi”: “Scusatemi, io rimarrei tutta la mattinata con voi ma siamo schiavi anche del tempo”.
In contatto con inviati di governo e popolazione
Nel breve intervento a braccio, Francesco ha ribadito ancora una volta: “Vi sono vicino”. Poi ha spiegato di ricevere regolarmente “inviati” dal presidente Volodymyr Zelensky e di essere “in dialogo con i rappresentanti del popolo ucraino”: “Questo mi porta a sentire con voi e a pregare”.
Vi ringrazio (di) questa unità, questo per me è una cosa grande, come i figli di una famiglia che sono uno di là, uno di là, uno di là, ma quando la mamma è ammalata (sono) tutti insieme. Non interessa tanto l’Ucraina ebrea, l’Ucraina cristiana, l’Ucraina ortodossa, l’Ucraina cattolica, l’Ucraina islamica… no, no! Interessa Ucraina, “mamma” Ucraina e tutti insieme! E questo fa vedere il tessuto della vostra razza. È un esempio davanti a tanta superficialità che oggi si vede nella nostra cultura.
Una vicinanza che ha radici lontane
La vicinanza di Jorge Mario Bergoglio all’Ucraina ha radici lontane, sin da quando era bambino e a Buenos Aires serviva la Messa a un prete ucraino, padre Stefano. “Lui conosce la storia”, ha detto Francesco indicando l’arcivescovo Shevchuk, che per tre anni è stato ausiliare di Santa Maria del Patrocinio degli ucraini nella capitale argentina.
Insieme a padre Stefano, il futuro Papa ha imparato a servire la Messa in ucraino: “Avevo 11 anni e da quel momento la simpatia con l’Ucraina è cresciuta. È una simpatia vecchia che è cresciuta e questo mi fa più vicino a voi”. “Non abbiate dubbio! Io prego per voi!”, ha quindi assicurato il Vescovo di Roma.
Io vi porto nel cuore e chiedo a Dio che abbia pietà di questo popolo così coraggioso. Grazie di questa visita, grazie!
L'appello a fine udienza generale
A conclusione dell’incontro, prima di spostarsi in Aula Paolo VI, Papa Francesco ha chiesto a ognuno di “fare una preghiera in silenzio ognuno nella propria modalità, nel proprio modo di pregare che ha, in silenzio ma insieme per la madre Ucraina”.
La stessa richiesta di preghiere, ampliata ai fedeli di tutto il mondo, l’ha reiterata al termine dell’udienza del mercoledì. "Nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere non manchi la martoriata Ucraina, così tanto afflitta".
“Questa mattina – ha detto il Papa - ho avuto un incontro con i capi delle diverse Confessioni di fede che sono in Ucraina – tutti uniti – e mi hanno raccontato il dolore di quel popolo”. Da qui, il nuovo appello: “Non dimentichiamo mai, ogni giorno, di pregare per la pace definitiva in Ucraina”.
Fonte: Vatican News