«Accendiamo insieme le candele di pace. La luce della speranza nelle tenebre è una luce che viene dal cielo». Queste le parole pronunciate durante l’omelia da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Primate della Chiesa Greco-Cattolica ucraina che ha presieduto mercoledì 1 novembre in Cattedrale la Divina Liturgia concelebrata dall’Arcivescovo cardinale Matteo Zuppi, dal Vescovo Dionisio Lachovicz, Esarca Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, e dai sacerdoti dell'Esarcato e dell'Arcidiocesi. Sua Beatitudine Sviatoslav ha ringraziato l’arcivescovo, con cui in Vaticano ha condiviso l’esperienza del Sinodo, e che lo ha invitato a Bologna per questa celebrazione.
La storica visita ricorda quella avvenuta il 6 gennaio 1963 quando l’Arcivescovo Maggiore, primate ucraino, Josyp Slipyj presiedette una solenne liturgia, sempre in Cattedrale, su invito del cardinale Giacomo Lercaro incontrato a Roma durante le sessioni del Concilio Vaticano II. «Oggi l’Ucraina – ha aggiunto Sviatoslav – sta cercando di trovare la giusta pace, Ucraina sta bussando nel cuore dei paesi e di tutto il mondo. per rivelare quelle cose per cui vale la pena di vivere e morire. Questi valori cristiani che danno il senso al nostro soffrire e al nostro gioire. L’amore verso la propria patria, l’amore verso i più deboli, l’amore verso Dio e verso il prossimo».
«Oggi è un momento difficile della storia umana e lei ha acceso molte candele per il mondo – ha detto rivolgendosi all’Arcivescovo – grazie alla missione di pace affidatagli dal Papa. Lei accende candele di speranza per la pace in Ucraina in mezzo alle tenebre. Vale la pena di credere che Dio è nostro padre e mai ci lascerà piangere e ci aprirà le porte del cielo». Sua Beatitudine ha anche ringraziato l’Italia e Bologna per la generosità dimostrata verso il popolo ucraino in questi anni e ha ricordato la comunione con la parrocchia per gli ucraini greco-cattolici di San Michele presente a Bologna.
Nel suo saluto a Beatitudine Sviatoslav, al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha ricordato come «La Chiesa che Lei guida si misura oggi con una guerra terribile, ingiusta, feroce. Conosciamo la forza della vostra Chiesa, quella che abbiamo ammirato nel corso della persecuzione sovietica: la sua fedeltà a Roma, la resistenza spirituale nella clandestinità, i martiri e i confessori della fede. Sono mesi terribili. La fede sempre si misura con le tempeste, affronta il male e lì si rivela. È la forza dei cristiani: l’amore, la santità che Dio ci affida, che ha messo dentro il cuore e che Gesù ci aiuta a scoprire dentro di noi, a coltivare e, soprattutto, a donare vivendo da santi in questa terra, trasmettendo con la nostra vita la luce del cielo. Il vostro dolore è il nostro dolore, le vostre lacrime sono le nostre e preghiamo che presto possiamo cantare con voi la gioia della pace raggiunta, che sarà anche la nostra gioia. Pace.
Pace, giusta, pace sicura per l’Ucraina e oggi, aggiungo, per la Terra Santa profanata dalla violenza che uccide civili e innocenti. Iniziamo a proteggere i piccoli. È il compito della missione affidatami da Papa Francesco che alcuni frutti inizia a dare a quelli che devono ricongiungersi con le loro famiglie. Vorrei che pensassimo già da adesso a far venire qui, ospiti nelle nostre famiglie, i bambini ucraini che portano, nel loro delicatissimo e sacro cuore, le ferite della guerra, che hanno perduto il loro papà o sono segnati dalle paure causate dalla follia della guerra. Mi auguro che possano moltiplicarsi anche i segni concreti di solidarietà per alleviare le terribili sofferenze causate dalla guerra».
Al termine della celebrazione uno scambio di doni tra le due chiese con un’icona e una reliquia del beato Niccolò Albergati.
Fonte: Chiesa di Bologna